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Avo Treviso

Il degente ha intorno a se figure professionali fondamentali per la sua guarigione: I medici che hanno in cura il degente e che determinano le terapie idonee volte alla guarigione Gli infermieri professionali che somministrano le terapie Gli operatori sanitari che accudiscono il degente, dalla cura della persona all’aiuto nell’assunzione dei medicinali e del cibo Il volontario AVO è presente all’interno dei reparti ospedalieri prestando la sua opera ai degenti al fine di: Alleviare la soggezione ed il timore che l’ambiente ospedaliero incute Alleviare la solitudine che la maggior parte dei degenti prova nell’essere ricoverati Aiutare il degente ad affrontare la quotidianità ospedaliera, dal bere al cibarsi Colui che desidera diventare volontario AVO si rende disponibile, con costanza, impegno e continuità per 3 ore settimanali, trovando nel suo tempo, il tempo per: ESSERE PRESENTE SAPER ASCOLTARE COGLIERE IL BISOGNO CAPIRE LA SOLITUDINE CONDIVIDERE LA SOFFERENZA Questi siamo noi. Uomini e donne che hanno deciso di essere presenti, di offrirsi al malato, ascoltandolo, cogliendone i bisogni, capendo la sua solitudine e condividendo la sua sofferenza, in un’esperienza umana utile per chi soffre e che arricchisce chi la offre. Essere VOLONTARIO AVO comporta una libera scelta coadiuvata da una preparazione offerta dall’Associazione: Corso base durante il quale vengono fornite le informazioni sul compito da svolgere Tirocinio in reparto di circa 6 mesi affiancato da un tutor Corsi di formazione ai quali presenziano membri del consiglio direttivo AVO Treviso; AVO regionale; psicologi ed i volontari AVO

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Guida alla Riforma del Terzo Settore – Italia non profit

Oltre 250 contenuti scritti da professionisti esperti, guide, consigli pratici, percorsi personalizzati. Tutto quello che c’è da sapere sulla Riforma del Terzo Settore.

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I volontari ospedalieri sempre uniti, in questi tempi sanitari straordinari, augurano serenità condividendo anche un pò di riposo estivo scegliendo magari tra le bellezze italiane.

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Rivolta a tutti, una recente riflessione di Papa Francesco.

“Puoi avere difetti, essere ansioso e perfino essere arrabbiato, ma non dimenticare che la tua vita è la più grande impresa del mondo. Solo tu puoi impedirne il fallimento. Molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano. Ricorda che essere felici non è avere un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni. Essere felici significa trovare la forza nel perdono, la speranza nelle battaglie, la sicurezza nella fase della paura, l’amore nella discordia. Non è solo godersi il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo celebrare i successi, ma imparare dai fallimenti. Non è solo sentirsi felici con gli applausi, ma essere felici nell’anonimato. Essere felici non è una fatalità del destino, ma un risultato per coloro che possono viaggiare dentro se stessi. Essere felici è smettere di sentirsi una vittima e diventare autore del proprio destino. È attraversare i deserti, ma essere in grado di trovare un’oasi nel profondo dell’anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici é non avere paura dei propri sentimenti ed essere in grado di parlare di te. Sta nel coraggio di sentire un “no” e ritrovare fiducia nei confronti delle critiche, anche quando sono ingiustificate. È baciare i tuoi figli, coccolare i tuoi genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche quando ci feriscono. Essere felici è lasciare vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È avere la maturità per poter dire: “Ho fatto degli errori”. È avere il coraggio di dire “Mi dispiace”. È avere la sensibilità di dire “Ho bisogno di te”. È avere la capacità di dire “Ti amo”. Possa la tua vita diventare un giardino di opportunità per la felicità … che in primavera possa essere un amante della gioia ed in inverno un amante della saggezza. E quando commetti un errore, ricomincia da capo. Perché solo allora sarai innamorato della vita. Scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usa le lacrime per irrigare la tolleranza. Usa le tue sconfitte per addestrare la pazienza. Usa i tuoi errori con la serenità dello scultore. Usa il dolore per intonare il piacere. Usa gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza. Non mollare mai … Soprattutto non mollare mai le persone che ti amano. Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo incredibile.”
Francesco Bergoglio, Papa.

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DI FRONTE ALLA PERSONA SOFFERENTE E IMPORTANTE:

• essere disponibili e pazienti, lasciando lunghi spazi di silenzio per permettere al malato di esprimere il suo dolore;
• portare serenità per diminuire l’ansia e l’angoscia che spesso accompagnano il dolore;
• non banalizzare il dolore, nessun dolore è banale, alcuni dolori sono “strani”( il dolore dell’amputato ) ma non fanno meno male;
• aiutare le persone a mantenere la stima di sé,sottolineando le capacità residue o i piccoli progressi quotidiani;
• non commentare il dolore,perché ogni sofferenza è diversa e ciascuno vive il proprio dolore;
• permettere, per quanto possibile, di esprimersi in libertà nelle parole e nei sentimenti (piangere, tacere);
• curare l’igiene ambientale ( le luci, gli odori, i rumori ) e personale della persona sofferente;
• permettere l’espressione della propria fede religiosa nelle forme possibili;
• aiutare la persona sofferente a ricapitolare la propria vita al di là dall’esperienza del dolore, al fine di darne un senso complessivo;
• riflettere sulla propria attività con le persone sofferenti per fortificarne il messaggio di vicinanza e speranza;
• condividere la riflessione sul significato della propria attività con i colleghi volontari: portato da soli, il peso del dolore può essere talvolta ( nell’assistenza ai bambini, nell’assistenza prolungata a persone con cui ci sono stati dei legami,…) troppo grande.

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DALL’INTERVENTO
DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
SERGIO MATTARELLA
Inaugurazione “Padova Capitale Europea del Volontariato per il 2020”

“Il volontariato è una energia irrinunziabile della società. Un patrimonio generato dalla comunità che si riverbera sulla qualità dell nostre vite, a partire da coloro che si trovano in condizioni di bisogno o faticano a superare ostacoli che si sovrappongono all’esercizio dei loro diritti.
La generosità espressa dai volontari è frutto di una scelta della persona, messa di fronte a sfide e, talvolta, emergenze che la vita delle famiglie e delle comunità ci presenta.
Persone vicine ad altre persone, che vivono e sviluppano il senso della comunità, il senso dello “stare accanto”.
L’impegno volontario e i valori che esso trasmette non appartengono solo ai tempi residuali della vita e, peraltro, incidono notevolmente sulle strutture portanti del nostro modello sociale.
La dimensione della gratuità, unita alla responsabilità civica e a un forte desiderio di condivisione, produce riflessi e crea interrelazioni con ogni altro ambito della vita sociale.
Il donare volontariamente il proprio tempo, il proprio impegno, le proprie capacità, mantiene un ruolo cruciale per la fiducia nel futuro, nel recupero di quel che di buono si è espresso nel corso del tempo, per la ripresa della vita.
Parliamo di valori antichi, ma sempre attuali: la gratuità, il dono di sè, il disinteresse, la condivisione. E, naturalmente, la costanza nell’azione.
La passione sconfigge l’indifferenza che inizia nei confronti delle difficoltà e delle sofferenze degli altri.
È sempre attuale la ricerca di quanto è possibile per umanizzare la società in cui viviamo, che ci consegna l’obbligo di una grande energia.
I volontari che la interpretano e la esprimono sono i primi testimoni avendo acquisito forza culturale, formativa, educativa.
Lungimirante è parlare con i giovani, coinvolgerli e renderli responsabili”.

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